Da Pisa a Bologna:
un cammino per la pace e il diritto dei popoli
«Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore»
(Sofocle, Antigone)
Antigone, la protagonista della tragedia di Sofocle, si oppone al decreto dello zio Creonte che impone di non seppellire Polinice, il fratello traditore, mentre a Eteocle, l’altro fratello che ha difeso Tebe, verranno tributati gli onori che spettano a un eroe. Antigone si appella ad una legge più importante, quella degli dei, che impone di seppellire i morti.
Antigone è diventata la paladina di chi difende le ragioni del diritto naturale contro le ipocrisie e le violenze delle ragioni del potere e della guerra. Un principio che riconosciamo oggi nelle parole di Vittorio Arrigoni: «Restiamo umani. A qualunque latitudine facciamo parte delle stessa comunità. Ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo poeta, ovunque nasca e viva, ha diritto alla vita e alla dignità».
Movimento Tellurico propone un nuovo progetto di cammino escursionistico che leghi fra loro i luoghi più noti delle stragi nazifasciste compiute sull’Appennino tosco-emiliano a opera della XVI divisione Panzergrenadier delle SS nei confronti di anziani, donne e bambini, tra agosto e settembre 1944. Nell’immaginare questo cammino, abbiamo scelto di perseguire un duplice obiettivo:
- Il primo è quello di conservare la memoria di stragi che superano le stesse leggi della guerra, per quanto violente e insensate esse siano, violando il “limite di Antigone”, quello che non consente in nessun caso di esercitare violenza nei confronti di popolazioni inermi.
- Il secondo è quello di favorire l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei meccanismi di manipolazione che puntano a eccitare l’odio, indicando nemici presunti, in realtà vittime sacrificali di logiche insensate. Vogliamo riflettere su come ciò sia potuto accadere: quale tipo di condizionamento, di manipolazione, abbia consentito a un uomo di non riconoscere più il proprio simile e di trasgredire le leggi «non scritte e incrollabili degli dèi… [che] non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero».
La memoria evocata nel cammino servirà non solo a non dimenticare chi fu suo malgrado vittima della barbarie, ma anche a spingere per un impegno attivo affinché ciò non si debba ripetere mai più. Deve essere sancito a livello internazionale il divieto assoluto di rappresaglia nei confronti delle popolazioni civili: chi lo viola è automaticamente un criminale di guerra. Dovrà essere un monito per impedire che si arrivi «a questa alienazione primordiale, [nella quale] si genera l’aggressività più radicale, il desiderio della scomparsa dell’altro», come scrive Jacques Lacan.
Per cancellare quest’ombra minacciosa è necessario costruire riti civili che spingano verso una consapevolezza umana in grado di rifiutare sempre e comunque l’offesa verso persone innocenti e inermi. Questo come primo passo verso il sogno di un mondo nel quale i conflitti si risolvano con modalità che escludano sempre e comunque la guerra.
Il Cammino di Antigone vuole essere dunque un rito civile, un percorso tracciato in modo che ogni passo e ogni camminatore si facciano promotori di un futuro in cui non si debba più portare il peso di memorie così tragiche, in cui nessuna bocca rimanga serrata per paura di alzare la voce contro un potere senza umanità.
L’ipotesi è quella di costruire – insieme a tutti quelli che vorranno partecipare – un cammino che da Pisa, dalla piazza dei Miracoli, porti sino a Bologna, al Cimitero militare polacco, toccando luoghi simbolo della follia omicida quali Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole, e molti altri che purtroppo si affollano nel territorio compreso fra le due città.
Vogliamo trasformare quella che viene ricordata ancor oggi come “la marcia della morte” che attraversando Versilia e Lunigiana giunse alle porte di Bologna, in una “marcia della pace e del diritto dei popoli”. Senza se e senza ma.