E dopo il 6 Aprile?

Passata la ricorrenza del 6 aprile, si sono nuovamente spenti i riflettori sulla ricostruzione dell’Aquila e degli altri comuni del cratere.

Il progetto della Smart City (vedi al proposito la doppia pagina su Repubblica del 17/3 scorso è condivisibilissimo (è quanto proposto fin dall’inizio dai giovani architetti aquilani del Collettivo 99) ma richiede strumenti tecnico-giuridici per il governo del territorio di cui al momento non vi è traccia nell’attuale legislazione urnbanistica. Bisognerà certamente fare una legge ad hoc e pensare alla ricostruzione come a un’occasione unica per fare de L’Aquila una nuova città ideale nel segno della sostenibilità e della bellezza ma anche cercare compromessi e ricominciare col ricostruire ciò che è possibile ricostruire e mettere in sicurezza con pochi economici interventi (alla faccia dei 2700 euro a mq spesi incredibilmente per le new town) ed anche aumentare i contributi per il restauro delle seconde case che sono tantissime sia nel centro storico sia negli altri comuni del cratere per incentivare i proprietari ad investire nella ricostruzione ed evitare l’abbandono del territorio.
 SARA’ UN LAVORO LUNGO CHE RICHIEDERA’ MOLTI ANNI: PER QUESTO PENSO CHE LA NOSTRA INIZIATIVA NON DEBBA LIMITARSI A QUEST’ANNO MA DEBBA CONTINUARE ANCHE NEGLI ANNI A SEGUIRE: UNA VERA “LUNGA MARCIA ” ANCHE NEL TEMPO PER LA QUALE BISOGNERA’ RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE .. (terremo-tosto come diceva uno slogan lanciato nell’immediatezza del sisma)

Bisogna mantenere accesa l’attenzione sulla necessità assoluta di ricostruire il centro storico de L’Aquila e degli altri comuni del cratere come esempio d’investimento pubblico per una buona crescita da privilegiare ad ogni altra “grande opera” ed anche per non darla vinta agli speculatori, a quelli che ridono e si sfregano le mani se c’è un terremoto o ci vedono solo una occasione per un ritorno d’immagine a fini di potere.

Enrico Sgarella

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