Domenica 5 marzo l’Associazione Movimento Tellurico, nell’ambito della Festa dell’altra neve promossa da FederTrek, organizza una camminata solidale nel cuore del Parco dei Monti Sibillini per esprimere solidarietà alle popolazioni che sono state duramente messe alla prova dai terremoti dello scorso autunno.
L’iniziativa si svolgerà nella località di Macereto, a cavallo tra i comuni di Visso e Ussita (MC), con ritrovo alle ore 9.45 presso il caseificio della Tenuta Scolastici: un’azienda che rappresenta un’eccellenza gastronomica del territorio (Presidio Slow Food) e che nonostante le difficoltà continua ad andare avanti con la produzione. Marco Scolastici, con la passione dei suoi 28 anni, ci racconterà la sua storia di imprenditore che nella tragedia ha trovato la forza, e la fortuna, di poter continuare la sua attività.
La camminata si svolgerà lungo uno splendido itinerario adatto a tutti, con uno spettacolare affaccio sul Monte Bove innevato e sul Santuario di Macereto. Con noi cammineranno alcuni abitanti del territorio che, insieme a Marco, non hanno voluto abbandonare la loro terre in questi mesi invernali.
Al termine della camminata è previsto un pranzo presso il Ristorante La Mezza Luna di Ussita, che ha riaperto la sua attività da qualche settimana.
Menù 15 euro: un primo, due contorni, formaggio di Scolastici, vino, acqua e caffè.
N.B. Per accedere a Ussita è necessario comunicarci preventivamente nominativo del conducente e la targa dell’automobile, in modo da poter ottenere i permessi per accedere.
Spese: eventuale affitto ciaspole in caso ci fosse neve.
COME ARRIVARE:
Partenza in macchina o bus (da Roma) in relazione al numero di partecipanti.
Per chi viene da Roma (o dall’Umbria) consigliamo di prendere la SS77 che da Foligno- Civitanova Marche, uscire a Muccia e percorre la SP 209 in direzione Visso sino al 70 km in cui sulla sinistra troverete le indicazioni per il Santuario di Macereto – Cupi.
DAGLI ACQUEDOTTI AL QUADRARO
Storie e incontri su vecchie e nuove resistenze
Un trekking breve ma intenso, solo 8 km, con tanti incontri, storie, emozioni. Un piccolo allenamento per le gambe, un grande allenamento per il cuore.
L’escursione è gratuita, eventualmente chiederemo ai partecipanti solo un contributo, assolutamente volontario, per alcune piccole realtà produttive della zona di Norcia colpite dal terremoto.*
Al termine, possibilità di un piccolo pranzo insieme (prezzo agevolato) presso la Locanda dei Girasoli.Ci accompagnano: Paolo, Fernando e Silva.
Collaborano alla realizzazione: i Volontari del Parco degli Acquedotti, l’Associazione Baracca e Burattini, Gazebike, la Locanda dei Girasoli, Livio Curatella, Riccardo Sansone.
*L’area colpita dal terremoto dello scorso autunno-inverno è davvero vastissima e si estende su 4 regioni. Innumerevoli sono i problemi di rilancio dell’economia in tante zone già impoverite da una consistente emigrazione economica.
Dopo aver contribuito all’acquisto di una tensostruttura per aiutare un allevatore di Sommati di Amatrice, abbiamo pensato di chiedere nuovamente un piccolo aiuto a chi cammina con noi per aiutare tre amici di Norcia:
Maurizio, che nel terremoto ha perso 70 pecore e tutta la sua azienda e deve ripartire da zero.
Guerrino, che con i suoi due fratelli e le rispettive famiglie affronta un futuro incerto dopo che il crollo della stalla lo ha privato del ricovero per una parte dei suoi bovini.
Catia e il marito, che avevano uno dei più avviati negozi di salumi proprio di fianco alla cattedrale di San Benedetto: dopo aver visto la casa di famiglia totalmente abbattuta dalla scossa del 30 ottobre, oggi tentano di tirare avanti vendendo quel poco che è rimasto in un casolare in mezzo alla campagna, dove non si sa neppure come arrivare.Non pretendiamo di poter aiutare tutti in una situazione di cui la lentezza dell’intervento di chi ci dovrebbe pensare è più che mai colpevole. Ma cominciamo da loro.SE vuoi contribuire anche tu, fai una donazione indicando nella causale “Aiuto per Norcia” e aggiungendo i tuoi dati e il tuo indirizzo email sul conto Banca Etica di Movimento Tellurico: IBAN IT17Z0359901899050188527211
Raccogliamo in questa pagina gli spunti di riflessione, le iniziative e le idee per il futuro di Movimento Tellurico, tutti temi che verranno discussi in occasione dell’assemblea straordinaria dell’associazione (clicca qui per l’evento Facebook) che si svolgerà il 17-18 dicembre presso la Casa per ferie San Michele di Orvinio (RI).
Archivio interventi mail pre-assemblea
2 novembre
Enrico Sgarella
Il tema della ricostruzione degli abitati dopo un terremoto è un tema estremamente complesso.
Si presta a slogan propagandistici uno dei quali è il “Dov’era com’era! “ che ha spesso ripetuto il presidente del consiglio in questi ultimi giorni.
Questo slogan è una semplificazione che non tiene conto di svariate problematiche in considerazione delle quali si può dire che ogni singola realtà, ogni paese, ogni luogo vuole la sua propria particolare ricostruzione (sempre se la ricostruzione in quel luogo merita di essere fatta o non conviene piuttosto spostare del tutto il paese se edificato su terreni franosi o comunque a rischio).
Quindi: “Forse! dov’era e comunque meglio di com’era”
Ecco un elenco assolutamente parziale di alcune delle variabili:
Il problema demografico: spesso sono paesi già abbandonati o comunque svuotati dall’emigrazione. Le case non sono state sottoposte a manutenzione, neppure ordinaria oppure come ad Amatrice sono state sottoposte a rifacimenti assassini (il cappellone di cemento armato su mura fragili, tipo muratura “a sacco”
Il problema delle seconde case: anche qui si deve distinguere. Per alcuni territori tipo Amatrice fanno sicuramente parte del tessuto economico turistico. Per altri sono soltanto case abbandonate che sono andate (stanno andando) in rovina.
Il problema dei borghi storici: da tenere separato da quello delle singole case in campagna e/o antichi casali. Nei borghi la ricostruzione non può che essere completa, coordinata, pianificata (quali case ricostruire e come e quali abbattere del tutto). Ci si muove per “aggregati”. Il che porta con se problematiche relative all’individuazione dei proprietari (spesso sono proprietà parcellizzate in una moltitudine di eredi).
Il problema della capacità reddituale: la ricostruzione “dov’era com’era” non distingue fra ricchi e poveri. Ne beneficiano tutti indipendentemente dall’elemento reddituale. Io onestamente comincerei a fare una distinzione reddituale. Perché beneficare anche chi pur avendo i mezzi per farlo non ha messo in sicurezza la propria casa.
Personalmente avrei in mente alcune proposte. Tra queste bisognerebbe trovare quella che subito potrebbe essere attuata. Ma ne parliamo in seguito.
Mi rifaccio in parte alla petizione su Change (questo il link) che ho girato l’altro giorno lanciata dagli ordini professionali di Ingegneri, Geologi e Architetti.
In ogni caso mi pare evidente che per attuare un progetto del genere che Renzo Piano ha definito “generazionale” gli investimenti vadano assolutamente spostati da progetti spesso solo di speculazione come alcune delle cd “Grandi Opere” e vincolati a “L’Unica Vera Grande Opera” utile per il nostro pase, messa in sicurezza antisismica e dal dissesto idrogeologico.
Un tema forte su cui lavorare è quello delle “comunità resilienti” che sono spesso le comunità che mettono in discussione le modalità di emergenza proposte e che hanno una visione ampia delle problematiche della ricostruzione. Penso che noi possiamo aiutare ad amplificare quelle istanze che non passano nel dibattito generale.
Ora che le “nostre” idee sono passate nel dibattito generale (sperando che ci restino) noi potremmo:
comunque seguire il dibattito generale e riaffarmare la nostra posizione
guardare avanti e in profondità: identificare istanze dai territori che invece non sono articolate… e contribuire a dare voce a queste (ad esempio le voci di chi vuole rimanere, o di chi già sta immaginando cosa possa venire dopo)
capire come il nostro cammino possa essere sfruttato al meglio. Io ci vedo molto un’opera di “presidio attivo” e presenza sui territori colpiti dal terremoto. Oltre a quella di sensibilizzazione che fino ad ora ci ha più contraddistinto.
Alberto Renzi
Da un lato c’è l’aspetto burocratico amministrativo della ricostruzione e dall’altro c’è quello umano e resiliente. I due temi si toccano e dovremmo ben capire su quale dei due e in che modo dedicare le nostre energie.
1. La partita delle norme è molto complessa e, a mio avviso, ci vorrebbe un “tecnico” con cui dialogare costantemente per fare chiarezza. Come si evince anche dalla petizione di change, ci sono associazioni di categoria con cui potremmo fare sinergia. Penso sia poco utile fare un documento firmato solo da Fedetrek e Movimento tellurico. I macro temi sono oramai chiari a tutti: serve un piano nazionale di messa in sicurezza, l’obbligatorietà del fascicolo di fabbricato e l’educazione al rischio. Si tratta di tre contenitori enormi su cui non baseterebbe una vita per fare approfondimenti. Ad esempio concordo pienamente con Enrico riguardo lo slogan “dov’era, meglio di com’era”, poiché non oso immaginare di adeguare gli edifici ai criteri antisismici come fatto nel ’97. Gli interventi hanno si salvato molte vite ma comunque non hanno retto al colpo tellurico. Da qui bisogna ripensare ad altre tipologie di case e materiali, a partire dall’uso del legno, altrimenti tra 20, 50 o 100 anni ci ritroveremo al punto di partenza. In sintesi, io credo che pur sostenendo e sensibilizzando sulle prime due istanze, dovremmo concentrarci sull’educazione al rischio dei territori a forte rischio sismico che però non attuano le principali forme di prevenzione (elaborazione e presentazione del piano di protezione civile, prove di evacuazione annuali, segnalazione delle aree di attesa). Su quest’ultimo punto credo che la nostra associazione possa avere un ruolo di forte sensibilizzazione che potrebbe salvare la vita di molte persone (si stima da 20% al 50% di morti in meno). E qui passiamo al secondo tema.
2. Per quanto riguarda la componente umana, sono convinto, come esprime Silva, che attraverso un dialogo diretto con i territori colpiti si possano capire a fondo le prime necessita per ripartire. Mi riferisco ai mini progetti economici da rilevare e da promuovere per far in modo che rimangano in piedi dei presidi attorno ai quali si possa ricostruire la comunità, il tessuto sociale. Su questo aspetto ho intenzione di sentirmi con Sara Vegni per avere maggiori input e intervistare alcuni operatori di Ussita e dintorni (a partire dagli allevatori-produttori) per rilevare le loro necessità e dunque indirizzare le eventuali donazioni verso microprogetti specifici. A questo punto possiamo decidere di “adottare” un territorio, fatto di uno o più comuni, per attivare quello che Silva definisce un “presidio attivo”.
Melani Traini
Per il momento sottoscrivo tutto quello che ho letto, in particolare la necessità di fare riferimento a tecnici ed esperti laddove vi siano da toccare temi tecnici. E quindi renderci portatori di questi temi tecnici nella chiave umana, comunitaria ed ecologica in senso lato che è la nostra cifra.
Magari potremmo chiedere ai tecnici quali messaggi molto concreti potremmo diffondere e promuovere presso le comunità con cui entriamo in contatto. E nello stesso tempo, come hanno già scritto altri, chiedere alle comunità se possiamo renderci portavoce di loro esigenze specifiche. Insomma un lavoro non solo di promozione ma anche, nel nostro piccolo, sempre più di mediazione.
Enrico Sgarella
Mi pare che il confronto con altre realtà resilienti (Silva) che si stanno interrogando sul da farsi sia assolutamente condivisibile.
Altro tema che è uscito fuori è la necessità di un confronto con tecnici professionisti del campo (vedi petizione degli ordini professionali e intervento di Renzo Piano).
Anzi, aggiungo io:
Si sta creando una congiuntura favorevole affinché TUTTI , ambientalisti, professionisti delle costruzioni, rappresentanti degli enti locali, marcino nella stessa direzione.
Ho proposto a Federtrek e a Piacentini in particolare di organizzare un mega convegno con le più grandi associazioni ambientaliste, geofisici, ingegneri, architetti ed archistar per far convergere tutte le forze in un’unica direzione.
Lo slogan “Forse! Dov’era ma comunque meglio di com’era” mi pare un buon viatico.
Silva Ferretti
Ma perché organizzare un convegno… e non invece una staffetta di parole sul territorio?
O insomma, una formula che non sia “stare dentro una stanza”, ma più vicina alla nostra maniera di fare.
Non dobbiamo poi far fare chilometri alle persone… bastano anche delle cose brevi, in territori significativi.
E poi se proprio vogliamo che i relatori facciano interventi, possono anche farli camminando, brevi…
O possono fare interventi più lunghi in video (da archiviare in atti), di cui riprendono i sunti mentre camminano.
E ai partecipanti mettiamo le cuffiette da turisti giapponesi.
Una cosa così potrebbe essere, anche mediaticamente, molto interessante.
Daniele Moschini
Il convegno itinerante vince… anzi potrebbe essere fatto proprio durante la marcia 2017!
Silva Ferretti
Sì… potremmo fare una tappa breve dove invitare le persone a un “convegno peripatetico…” 🙂
Enrico Sgarella
Sono due ipotesi opposte… ovvio.. da una parte un evento che vuole essere tradizionale e se possibile avere risalto sui media l’altro rimane inter nos. L’uno non esclude l’altro.
Il nostro 9 ottobre è stato un giorno memorabile di condivisione e solidarietà, vissuto tra Roma e poi Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera (MC).
Ringraziamo tutti gli amici che ne hanno fatto parte e anche la redazione di Cronache Maceratesi per la bella cronaca della giornata e per il video che abbiamo il piacere di riportare di seguito.
Il cammino ricomincia da tre: Visso, Ussita e Castelsantangelo per salvare la montagna
La giornata del camminare sui Sibillini
di Gabriele Censi
Con l’hashtag #siamoagibili si è svolta oggi la “Giornata del camminare” di FederTrek che ha coinvolto circa 150 escursionisti provenienti da vari parti d’Italia. Una trentina, dell’associazione Movimento Tellurico, da Roma per continuare il percorso notturno nelle vie della Capitale partito alle 3:36, ora della prima scossa del 24 agosto. Come un proseguimento della “Lunga Marcia per L’Aquila” due gruppi, uno da Visso e uno da Ussita, si sono incontrati alle porte di Castelsantangelo dopo un paio di ore di cammino sotto un sole inatteso.
Ad accoglierli il sindaco Mauro Falcucci che con i colleghi Marco Rinaldi e Giuliano Pazzaglini e il presidente dell’associazione Enrico Sgarella hanno guidato il corteo nell’ingresso in paese per un lancio finale di palloncini azzurri con la scritta “Castelsantangelo c’è anche grazie a voi”. Poi il pranzo al parco a cura della pro loco e l’incontro con la psicologa Lucia Caimmi della Sipem (psicologi dell’emergenza).
“Dovremmo essere sotto i riflettori in condizioni di normalità almeno il doppio del tempo, invece solo grazie a questo evento drammatico possiamo promuovere le nostre eccellenze, siamo un territorio stupendo, qui c’è la sede del parco dei Sibillini, – ha detto il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini – e vogliamo dimostrare nonostante le difficoltà del momento e il disagio dei lavori in corso, comunque è possibile ancora stare bene qui”. Il sindaco di Castelsantangelo Mauro Falcucci ringrazia per la straordinaria mobilitazione: “Oggi è il momento della speranza, questa iniziativa ci ha portato un momento di gioia. Le recenti parole di Errani ci hanno rafforzato e la nostra tenacia riuscirà a produrre effetti positivi. Non c’è da distinguere tra comuni, siamo un unico comprensorio e la montagna può rinascere per il bene di tutta la regione”.
Marco Rinaldi primo cittadino di Ussita ricorda un episodio di oltre 30 anni fa di cui fu testimone il padre già sindaco: “Amintore Fanfani in visita ad una mostra a Macerata che esponeva delle opere d’arte di Castelsantangelo disse ‘queste terre non sono da meno della Toscana’. Abbiamo chiesto alle autorità di avere la certezza della ricostruzione totale, le nostre seconde case sono l’eredità di padri e nonni trasferiti altrove, il turismo è quasi il 100% della nostra economia”’. “Siamo qui per dare un sostegno alle popolazioni, – dice Lucia Caimmi della Sipem – durante l’emergenza c’è uno sconvolgimento delle emozioni del quotidiano, l’aiuto psicologico consiste nel cercare di riportare uno stato di sicurezza di base e stimolare la capacità di resilienza, reagire con le proprie forze”.
Di seguito alcune foto di Silva Ferretti (che ringraziamo come sempre di cuore!) sulla nostra camminata notturna a Roma:
Per la Giornata nazionale del Camminare 2016 promossa da FederTrek, quest’anno con una particolare attenzione verso i territori colpiti dall’ultimo tragico sisma che ha colpito l’Italia centrale, Movimento Tellurico desidera estendere la riflessione su prevenzione antisismica e urgenza della ricostruzione dal piano materiale a quello psicologico, perché da questo punto di vista l’area colpita dal terremoto è stata ancora più estesa, con danni all’intera economia dell’Italia appenninica fra Lazio, Umbria e Marche.
Come lo scorso anno proponiamo due camminate distinte, la prima delle quali, a Roma, notturna e con conclusione all’alba, per lasciare la possibilità ai partecipanti di tornare alle proprie case o unirsi ad altri eventi previsti nella Capitale.
Per chi invece abbia il piacere di restare con noi, ci spostiamo tutti insieme per vivere la Giornata del Camminare in un luogo e con persone molto speciali: nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, appartenente al cratere del sisma del 24 agosto e meno menzionato perché fortunatamente senza perdite umane, ma che sta pagando le conseguenze della paura in termini di abbandono delle attività locali.
(Cliccare sulla locandina per ingrandirla)
1. Prologo notturno: lungo le tracce dei terremoti di Roma
Appuntamento a Piazza San Giovanni, Roma, alle ore 3:15 del mattino di domenica 9 ottobre.
Una volta radunati, alle 3:32, orario del terremoto dell’Aquila (6 aprile del 2009), condivideremo 4 minuti di silenzio e riflessioni per dare quindi inizio al nostro cammino alle ore 3:36, orario della scossa più devastante verificatasi nella notte del 24 agosto scorso in Italia centrale.
Attraverseremo il centro di Romacon le luci della notte per osservare, con una prospettiva per molti inedita, il Colosseo, Piazza Colonna e altri luoghi in cui sono ancora visibili i segni di antichi terremoti che colpirono la Città Eterna, anch’essa non esente dal rischio sismico come narrano antiche cronache di Tito Livio, Dionigi di Alicarnasso, Plinio e altri ancora, di cui leggeremo alcuni brani durante il cammino.
Il nostro cammino terminerà al Gianicolo, dalla cui terrazza assisteremo insieme al sorgere del sole da dietro i Colli Albani, altro luogo a rischio sismico elevato ma poco noto. Per ricordarci che parlare di prevenzione è utile sempre e ovunque.
2. Siamo agibili! Prevenzione e resilienza nelle terre del sisma
Dal Gianicolo alle 7:15 partiamo in pullman per raggiungere l’Alta Valle del Nera, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, per camminare insieme ai cittadini di Castel Sant’Angelo sul Nera, Ussita e Visso e ripartire da questo splendido territorio nella Provincia di Macerata, posizionato a pochi chilometri dall’epicentro della scossa delle 4:33 di magnitudo 5.4, la seconda più distruttiva dopo quella delle 3:36.
In questi tre comuni, rimasti fuori dai riflettori mediatici, non ci sono stati né morti né feriti, ma ingenti danni al patrimonio immobiliare, limitati grazie agli interventi realizzati a seguito del sisma del 1997. Con la nostra presenza intendiamo aiutare a mantenere vivo il territorio ripartendo dalle persone che ci vivono e che stanno lottando duramente per mantenere in piedi attività economiche, culturali e ambientali.
Se conosciamo il terremoto possiamo imparare ad affrontarlo: continueremo a temerlo, ma possiamo vincere la paura e ridurre al minimo il rischio!
Informazioni:
L’iscrizione alle due camminate è gratuita.
Chiediamo soltanto un contributo per il viaggio in autobus da Roma alle Marche e ritorno, da effettuare con bus a noleggio: 12 € a persona
Telefoni di riferimento per la camminata a Roma: 328 419 4746 – 339 228 7563
Telefoni di riferimento per la camminata nelle Marche: 339 157 5644 – 339 847 1502
Per ulteriori informazioni e per iscriversi a una o entrambe le camminate
Scrivete un messaggio email a info@movimentotellurico.it o telefonate al numero 339 228 7563.
Per l’iscrizione, specificate i nominativi dei partecipanti e le camminate alle quali sarete presenti.
La Lunga Marcia per L’Aquila 2016 è un trekking di solidarietà organizzato che in 14 giorni, dal 25 giugno al’8 luglio, percorrerà territori, borghi e città di Molise e Abruzzo per fare il punto sulla situazione della ricostruzione dell’Aquila a 7 anni dal sisma del 2009 e per sensibilizzare i partecipanti e le comunità attraversate ai temi della prevenzione antisismica, della tutela e della conoscenza del territorio.
La Lunga Marcia di quest’anno partirà da San Giuliano di Puglia, in Molise, in ricordo del tragico crollo della scuola elementare del paese in occasione del terremoto molisano del 2002: fu l’unico edificio a causare vittime, 27 bambini e una maestra.
Con i nostri passi congiungeremo idealmente la storia di San Giuliano con quella del capoluogo abruzzese, per sottolineare la necessità di avviare una campagna nazionale di messa in sicurezza antisismica degli edifici più vecchi e non edificati secondo le moderne regole di sicurezza, a cominciare dalle scuole e dagli altri edifici pubblici.
Questa è la vera Grande Opera di cui ha bisogno l’Italia!
Ecco dove trovare tutte le informazioni più aggiornate sulla Lunga Marcia 2016:
Il percorso 2016: le date, i luoghi che attraverseremo, chilometraggi, altimetrie Iscrizioni: condizioni di partecipazione e modulo di iscrizione per la Lunga Marcia per L’Aquila Da portare / da non portare: tutto quello che occorre sapere per partire attrezzati ma leggeri
Clicca sul link per scaricare direttamente il Volantino 2016 (in formato PDF).
Per la Giornata nazionale del Camminare 2015, Movimento Tellurico propone una riflessione sull’ambiente e sulla difesa della Terra, bene comune. Lo faremo come sempre a modo nostro, raccontando lungo il cammino le nostre esperienze ed emozioni.
Il primo appuntamento è previsto all’alba a Piazza San Pietro, angolo Via della Conciliazione, alle ore 6, per salire subito sul Gianicolo e salutare il levare del sole.
Per la seconda parte del percorso, l’appuntamento è alle ore 9:30 al Colosseo: da qui cammineremo fino alla Città dell’Altra Economia.
Come sempre, chi non può essere presente dall’inizio o parte da troppo lontano può raggiungerci in appuntamenti successivi lungo il cammino.
Clicca qui per l’evento Facebook della camminata di Movimento Tellurico.
Prima parte: Con i nostri passi difendiamo la terra – Roma alle prime luci dell’alba
Profilo altimetrico del percorso:
Partenza: ore 6:00 a Piazza San Pietro, angolo Via della Conciliazione Lunghezza percorso: 6 km
Ci mettiamo in cammino alle prime luci dell’alba partendo da Piazza San Pietro, angolo Via della Conciliazione.
Appuntamento alle 6 per raggiungere all’alba il Gianicolo e salutare insieme il levare del sole, previsto alle ore 7:13.
Alle 9:00 saremo al Colosseo per il raduno con tutte le altre associazioni partecipanti alla Giornata del Camminare.
Seconda parte: Con i nostri passi difendiamo la terra – Roma verso un’altra economia
Profilo altimetrico seconda parte:
Partenza: ore 9:30, Colosseo Successivo appuntamento: ore 11:00, Terme di Caracalla, stadio viale Baccelli Lunghezza percorso: 9 km
Dal Colosseo la nostra camminata proseguirà per un circuito urbano che si snoda per il centro di Roma (quartieri Testaccio ed Ostiense) per raggiungere infine la Città dell’Altra Economia.
Per informazioni
Mail: movimentotellurico@gmail.com
Tel: 329 429 3301 (dalle 18 alle 20)
Anche questo 25 aprile abbiamo attraversato Roma con tanti camminatori, vecchi e nuovi amici (grazie a tutti!), seguendo le tracce di storie più e meno conosciute legate alla Resistenza romana e nazionale.
Ve ne riproponiamo alcuni momenti (grazie anche a Giovanni Pietrantonio per averci messo a disposizione le sue belle foto!) e indichiamo di seguito la bibliografia di riferimento per i brani che sono stati letti durante le soste.
Sabato 25 Aprile 2015 celebreremo di nuovo l’Anniversario della Liberazione d’Italia camminando attraverso le strade di Roma sulle tracce della lotta per la liberazione, quest’anno coniugata al femminile.
Ci vuole più coraggio per vivere che per morire, disse Don Giuseppe Morosini prima di essere fucilato.
La nostra camminata di quest’anno è dedicata alle donne, al loro coraggio, alla loro voglia di vivere.
Ci fermeremo di tanto in tanto per raccontare storie di donne nel periodo dell’occupazione nazifascista fino alla Liberazione.
Storie di lotta, di coraggio, di passione, di resistenza quotidiana, di sopravvivenza.
Storie di famiglia, storie personali e collettive.
Storie di aiuto, di attenzione, di generosità, di amicizia, di amore.
La camminata seguirà il filo conduttore del libro Pane nero di Miriam Mafai.
DA SAPERE:
La partecipazione all’evento è gratuita.
L’intero percorso è lungo circa 12 km, ma è possibile entrare e uscire dal gruppo in qualsiasi punto. Le soste per le letture dureranno indicativamente 10 minuti.
Se il sole ci farà compagnia, farà caldo e noi trascorreremo in cammino le ore centrali del giorno: perciò invitiamo tutti i partecipanti a venire muniti di cappello per ripararsi dal sole e bottiglietta d’acqua portata da casa per non invadere il mondo di nuova plastica.
All’arrivo a Porta San Paolo possiamo restare insieme e sederci al Parco della Resistenza per consumare un pranzo al sacco portato da casa… e vino portato da Movimento Tellurico 🙂
ITINERARIO
[Nota: gli orari delle tappe intermedie sono da considerarsi indicativi.]
8:15 Appuntamento iniziale alla fermata metro Ottaviano 8:30 Partenza: Via Barletta – Attraversamento Viale delle Milizie
1) Viale delle Milizie – 8:40 Lettura Rosa Guarnieri Carducci
Attraversamento Viale delle Milizie – Via Carlo Alberto Dalla Chiesa
5) Via della Lungara – 10:20 Regina Coeli – Marcella Monaco
6) Salita del Buon Pastore, 10:35Casa Internazionale delle Donne – letture e sosta (bagno e bar).
Via della Scala, Piazzale Sant’Egidio, Via della Paglia, Piazza Santa Maria in Trastevere
Piazza San Callisto, Via di San Francesco a Ripa, Viale Trastevere
7) Piazza Mastai – 11:25Sciopero delle operaie dei tabacchi durante l’occupazione
Via delle Luce, Via della Lungarina, Piazza della Gensola – Attraversamento Lungotevere degli Anguillara
Ponte Cestio, Ponte Fabricio – Attraversamento Lungotevere de’ Cenci, Via del Tempio
8) Via della Reginella – 11:55Settimia Spizzichino
Via Sant’Ambrogio, Via del Portico di Ottavia – Attraversamento Lungotevere de’ Cenci
Ponte Fabricio, Ponte Cestio, Ciclabile sul Tevere – fino al Ponte della Scienza
9) Via del Porto Fluviale – 13:2510 donne trucidate
Attraversamento Via del Porto Fluviale, Via delle Conce
Viale Campo Boario Attraversamento Via del Porto Fluviale
Piazzale Ostiense – Attraversamento Via Marmorata
10) Porta San Paolo – 14:00Arrivo
Parco della Resistenza dell’Otto Settembre 1943 – La targa per le donne cadute
Telefono per informazioni, anche nel corso della camminata: 339 2287563, 328 4194746
Quest’anno nella notte del 6 aprile abbiamo raccolto il testimone ideale della fiaccolata commemorativa delle 309 vittime del terremoto dell’Aquila: alle 3:32, ora della scossa più devastante, abbiamo letto alcune testimonianze di quei giorni e ci siamo messi in cammino attraverso una Roma quasi deserta portando parole, cuori e candele attraverso le sue strade e i suoi monumenti (alcuni dei quali portano segni, poco noti, del sisma aquilano del 1349, per esempio sul Colosseo e sulla Colonna di Marco Aurelio a Piazza Colonna) fino ad assistere insieme all’alba dal Gianicolo.
Ore 3:32, Piazza San Giovanni. Ricordiamo il terremoto dell’Aquila con una storia di presentimenti dalla piccola frazione di Santa Rufina (leggi sotto).
Il testo che segue è tratto dalla trasmissione di Radio 3 Rai Tre Soldi del 20/10/2014: “La ricostruzione, Parco Baleno e altre idee per L’Aquila” (prima puntata):
Santa Rufina.
Era un paesino, un gioiellino, un borghetto.
C’era questo scorcio che era fantastico: c’erano due case qui, e qui un arco a cui seguivano questi altri due coperti dal tavolato che vedi, lì puoi ben vedere che parte del solaio non c’è più, c’erano ancora i vecchi solai… lì addirittura ci sono ancora le tendine alle finestre, dove la gente abitava, qui era tutto abitato… come questi signori qui, che sono tornati e ogni tanto tornano anche se non potrebbero starci in casa purtroppo, ma ogni tanto tornano…
Giorni prima del terremoto… c’era una temperatura nell’aria… una temperatura strana… proprio un’aria strana.. c’era.
Io passai da mia nonna e le dissi: Oh no’ che dici come stai?
– Eh, bene, si bene, ma qui…
Vidi nonna un po’ preoccupata quel giorno..
– Oh no’, che hai fatto?
– Niente… ma… aesso te lo dico in dialetto: Parapatta non canta.
– Che dici no’?
Quello che intendeva lei è che l’acqua di Parapatta, una falda in pressione , non si sentiva, perché nella zona dove lei abitava, nella notte in silenzio potevi ascoltare veramente il fruscio dell’acqua sottoterra…
Nonna dice: io non sento più l’acqua.
Poi uscì fuori al cortile, guardò per aria… sai quello sguardo in cui vedi la saggezza degli anziani, con l’occhio un po’ socchiuso, persi un po’ che sembrano fissare un punto che non è un punto fisico… uno sguardo che va al di là…
– A mi st’aria non me piace!
– Perché no’ ?
– Questa è aria di terremoto.
E questa è una cosa che avvenne due giorni prima del terremoto.
– Ma che! Ma no! Statte tranquilla, non te preoccupa’..
– Aesso! Aesso… aesso fa u terremoto. Fa…
Là per là non mi preoccupai, ma comunque mi mise un attimino la pulce nell’orecchio…
Quando arrivò quella maledetta sera del 5 aprile io, memore delle sensazioni, non tanto delle parole ma delle sensazioni che mi aveva trasmesso la nonna, fece la scossa alle 23:30 ma una bella scossa forte, all’una meno un quarto io andai in camera e presi il computer ché lì c’è tutta la mia vita: l’università i progetti… la roba che ho da studiare, altro non mi serviva, presi una coperta e il computer e li misi vicino alla porta di casa, e poi verso le due io avevo questa sensazione di disagio, di pericolo e dissi a mio padre: “Pa’, io vado a dormire in macchina”.
Mio padre si arrabbiò. Perché la casa l’ha costruita mio padre, l’ha progettata mio padre e quella era una mancanza di fiducia e di rispetto nei suoi confronti, quindi… mi trattò male e mi disse: ma cammina, ma dove vai, vattene a letto che fa freddo, ‘ché comunque era aprile era… e io mi misi a letto. Però non riuscivo a dormì e gli dissi: “Pa’, io non ce la faccio e voglio anda’ a dormi’ in macchina”, allora mio padre chiamò mia madre e gli disse: “Guarda, vai a dormì co’ questa senno non la smette più!”
E quindi la mamma venne a dormire a letto con me.
Io mi allungai ma restò come la sensazione che fossi stata costretta ad aspettare. Perché ero… so’ stata sveglia fino alle 3 e c’era un silenzio, a raccontarlo ora mi vengono i brividi, molto particolare perché comunque abiti in campagna, no? Quindi senti il grillo, senti il gufo, la civetta, il cane che abbaia. Ecco alle 3 più o meno cominciò il cane del vicino e abbaiò, ma non era il classico bau, era una lamentela, era un latrare era… questo fino alle 3:32.
Quando è arrivato il terremoto io l’ho sentito proprio da lontano, un frastuono assordante! Quando poi ha cominciato piano piano la scossa, si capiva che non era come la scossa che ha sempre fatto nei giorni passati, era stata una scossa molto più forte, così mi sono alzata dal letto e ho tentato di prendere l’interruttore delle luce… quando poi mi sono accorta che accendendo la luce io non comandavo la luce, ‘ché la luce si accendeva e spegnava da sola tanto era forte la scossa… quando poi da sussultoria ha cominciato ad essere ondulatoria e le luci si sono…. dentro casa si è acceso tutto che facendo contatto si è acceso tutto… si sono aperti gli armadi è cominciata a uscire roba, vestiti… una cosa…
Ecco… Io ho trovato giorni, dopo che sono rientrata in casa, ho trovato il mio compito di biologia delle superiori in mezzo al libro di Analisi 1 dell’università, cioè per farti capire, questo che ci sta a fa’ qua? Il compito del terzo superiore stava in mezzo al libro del primo anno di Analisi di ingegneria, cioè in quel momento non ti chiedi neanche il perché… che ti senti talmente tanto piccolo, talmente tanto insignificante che non hai nemmeno la presunzione di chiederti il perché.
Mio padre che è un tecnico veramente con la T maiuscola ha guardato verso… io abito qua vicino, quindi se guardi fuori dalla finestra, qui sotto c’è Roio piano, ha guardato Roio piano e c’erano i lampioni accesi però c’era una enorme nuvola rosa. Mio padre tranquillamente, con molta freddezza, subito dopo il terremoto, verso le 4, mi guardò e mi disse “Io vado a prende nonna perché casa è crollata”, proprio tranquillo lui, non era preoccupato che casa era crollata, né tanto meno che nonna era probabilmente morta o sotto le macerie, perché lui già sapeva quale era la pasta di nonna, capito?, lui ha dato per assunto che nonna era viva e che casa era crollata, è sceso con la macchina al paese ma dopo 20/30 secondi me lo sono rivisto ritornare.. “Passo per il bosco perché Santa Rufina è crollata”… il paese mio. Con una freddezza, con una cosa.. si è rigirato e ha fatto la strada del bosco. Arrivato giù al paese ha trovato mia nonna in piedi sulle macerie di casa sua con la gonna, la camicia del vestito a festa e la borsetta con dentro i documenti: lei si era già preparata tutto, ‘ché lei lo sapeva già, da due giorni prima che ti ho detto “Questa è aria di terremoto”, lei già lo sapeva, si era già preparata…
Nonna ci poteva rimanere sotto le macerie… perché la camera di mia nonna è crollata, lei stava in piedi in mezzo alla strada e i vicini di casa gli dicevano “Che stai a fa’ là, vieni qua che se fa un’altra scossa che ti casca l’altra casa addosso!”. Mia nonna disse “Io sto qui perché aspetto mio figlio che mi viene a prendere, perché lei sapeva che papà stava andando lì a prenderla… cioè una cosa… per farti capire che… io penso che secondo me la telepatia veramente esiste… cioè mio padre sapeva che mia nonna era viva e mia nonna si è messa lì e sapeva che mio padre sarebbe andato a prenderla…
Via Merulana
Passaggio al Colosseo
Via dei Fori Imperiali, altre memorie: le Ghost Bikes (“biciclette fantsma”) ricordano i ciclisti uccisi mentre pedalavano in strada.
La colonna di Marco Aurelio presenta uno sfalsamento a circa metà altezza, provocata dal terremoto aquilano del 1349.
Piero ci indica il punto della colonna che testimonia il sisma del 1349.
Le nostre candele in Piazza del Pantheon.
Campo dei Fiori: Giordano Bruno ci guarda passare…
Trastevere mai vista così deserta…
Arrivati al Gianicolo ci prepariamo ad ascoltare l’ultima lettura.
Sta per sorgere il sole.
Il testo letto sul Gianicolo, al termine della nostra camminata, è tratto da un articolo pubblicato su Il Capoluogo d’Abruzzo.
L’Aquila, un Vecchio e un Bambino
di Tiziana Pasetti
Se vuoi capire L’Aquila di oggi, se vuoi capirla davvero, devi tornarci dentro, devi guardare e respirare e ascoltare.
Se vuoi capire L’Aquila devi prendere un vecchio e un bambino e devi portarli nel cuore della città cariata e putrefatta.
Uno lo vedrai piangere, sono lacrime di piombo, perdere la propria città è perdere la propria storia, quella intima, quella dei luoghi dove ti rivedi vivere, dove continui a sentire la presenza delle persone che hai amato e che non ci sono più.
Vecchio. È un uomo vecchio quello che ha fatto il sarto per una vita intera. Una bottega piccola, a pochi passi da una delle Porte della città. Con la stoffa e con il filo e con l’ago è cresciuto, più che con il latte. Anche quando gli occhi hanno cominciato a non vedere più, a guidare le sue mani è rimasto l’istinto.
Da quattro anni torna tutti i giorni. Guarda il palazzo, guarda la porta che ha aperto per tutte le mattine della sua vita. Se gli domandi a cosa stia pensando, non ti risponderanno le parole, ma il lieve gesto delle sue spalle, un lieve movimento della labbra.
Non siamo nati per veder morire quello che crediamo eterno, la fragilità della pietra suona come un paradosso, quel castello, quello, c’era ancora prima di mio padre, e con lui passeggiavo, la domenica, con le braghe corte e il suono delle prime automobili a riempire di magia quei giorni lontani.
Vecchio. È solo un uomo senza età quello che ti dice io ho una speranza. Tornare a riaprire la mia bottega, aspettare sull’uscio i miei clienti e intanto sentire L’Aquila che parla. Quando perdi gli amori della tua vita, una mamma, un papà, una compagna, un figlio, sono i luoghi che poi ti confortano. Il vicolo dove hai rubato il primo bacio, quello dove ti sei nascosto mentre tua madre ti correva dietro con il battipanni in mano, la cantina dove correvi quando c’era il rumore degli aerei che si avvicinava e scoprivi che trattenere il fiato è naturale come respirare.
Vecchio. Sembra dirti se non torno qui tutti i giorni questa città si dissolve, e se si dissolve lei scompare il mio passato, se non rinasce lei muoiono davvero anche tutte le persone che amo.
Andiamo via, ti dice un bambino se provi a portarlo a L’Aquila città che non c’è più. Puzza, andiamocene, ti dirà un bambino se lo porti nei vicoli che stanno marcendo insieme al legno che serve da sostegno alle case sventrate. C’è muffa e umidità e sporcizia. Il Vecchio non le vede, cerca altro, spera. Tu, che tieni la mano del bambino, hai ricordi, hai compassione, in fondo sei cieco anche te. I nuovi aquilani questa città non l’hanno mai vista. Ci sono quelli che la notte del 6 aprile avevano un’età piccola piccola e ci sono quelli che sono nati dopo. Per loro non c’è un prima che possa addolcire l’orrore di oggi.
È un po’ come quando da piccolo ti portavano a trovare un nonno anzianissimo. Se eri molto educato ti avvicinavi al letto, davi anche un bacino al moribondo, mettevi su un sorriso.
Poi, appena ti mettevano giù e sapevi di non essere guardato, ti pulivi le labbra e speravi che quell’odore nauseabondo non ti restasse addosso, dopo.
Se vuoi capire dove sta andando questa città, parti dalla fine.E cerca di capire, guarda bene, però, se un nuovo inizio è possibile.
Segnaliamo anche il racconto fotografico gentilmente pubblicato da Fernanda di Mastropaolo.